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DESERT X ALULA - Arte contemporanea nel deserto per esplorare l'invisibile

DESERT X ALULA – Arte contemporanea nel deserto per esplorare l’invisibile

| On 11, Feb 2024

Quindici installazioni di arte contemporanea dislocate nel deserto della Penisola Arabica, una rassegna che esplora le frontiere dell’invisibile e dell’inesprimibile.


di Francesco Spaghi


Picture: Kimsooja, To Breathe – AlUla, Desert X AlUla 2024, photo by Lance Gerber, courtesy The Royal Commission for AlUla.


Desert X AlUla è una mostra d’arte internazionale pubblica open air, una rassegna site-responsive, che si svolge ad AlUla, un’antica regione desertica nella penisola arabica.

La terza edizione dell’esibizione, dal 9 febbraio al 23 marzo 2024, sotto la visione curatoriale di Maya El Khalil e Marcello Dantas, con la direzione artistica di Raneem Farsi e Neville Wakefield, presenta 15 installazioni visionarie di arte contemporanea che portano la firma di artisti sauditi e internazionali, dislocate nello straordinario paesaggio desertico di AlUla, creazioni che tentano di rispondere al tema fondante della manifestazione: “In the Presence of Absence”.

Cosa dunque non si può vedere?”. Spesso liquidati come spazi vuoti, i deserti sono resi muti, statici, ma in realtà nascondono molto di più di quanto sembri: gli artisti sono stati invitati ad esplorare le frontiere dell’invisibile e dell’inesprimibile.

Le opere possono essere osservate nel paesaggio desertico di Wadi AlFann, tra il terreno di pietra lavica nera e i panorami mozzafiato di Harrat Uwayrid, nonché presso l’AlManshiyah Plaza, che ospita la stazione ferroviaria di AlUla.

Ogni artista selezionato ha trascorso del tempo nei mesi addietro a stretto contatto con il paesaggio desertico, per poi arrivare a sviluppare la propria proposta.

 

Caline Aoun, The Desert Has No Surface, Desert X AlUla 2024, photo by Lance Gerber, courtesy The Royal Commission for AlUla
Caline Aoun, The Desert Has No Surface, Desert X AlUla 2024, photo by Lance Gerber, courtesy The Royal Commission for AlUla

 

Installazioni – DESERT X ALULA

Aseel AlYaqoub, b. 1986, Kuwaiti 

Ayman Yossri Daydban, b. 1966, Saudi-Palestinian 

Bosco Sodi, b. 1970, Mexican 

Caline Aoun, b. 1983, Lebanese 

Faisal Samra, b. 1955, Saudi Arabian 

Filwa Nazer, b. 1972, Saudi Arabian 

Giuseppe Penone, b. 1947, Italian 

Ibrahim Mahama, b. 1987, Ghanaian 

Sara Alissa, b. 1990, Saudi Arabian
Kader Attia, b. 1970, Algerian-French


Karola Braga, b. 1988, Brazilian 

Kimsooja, To Breathe – AlUla, 1957, South Korean 

Monira Al Qadiri, b. 1983, Kuwaiti 

Nojoud Alsudairi, b. 1994, Saudi Arabian
Pascal Hachem, b. 1979, Lebanese 

Rana Haddad, b. 1970, Lebanese 

Rand Abdul Jabbar, b. 1990, Iraqi 


Vediamo nel dettaglio alcune tra le installazioni presentate: Sara Alissa e Nojoud Alsudairi hanno trasformato il paesaggio in una composizione auto-riflessiva definendo “Invisible Possibilities: When the Earth Began to Look at Itself”. Attraverso diversi punti di vista e approcci, il lavoro mira a rimodellare la comprensione da parte degli spettatori della transizione ecologica del sito e delle sue geografie fisiche.

 

Sara Alissa and Nojoud Alsudairi, Invisible Possibilities: When the Earth Began to Look at Itself, Desert X AlUla 2024, photo by Lance Gerber, courtesy The Royal Commission for AlUla
Sara Alissa and Nojoud Alsudairi, Invisible Possibilities: When the Earth Began to Look at Itself, Desert X AlUla 2024, photo by Lance Gerber, courtesy The Royal Commission for AlUla

Quando si entra invece nella forma cilindrica dell’opera di Kimsooja, tra pareti iridescenti, i visitatori vengono attratti dentro e fuori dal centro di una spirale dopo aver intrapreso un percorso accompagnato da pareti iridescenti. Le pareti cromatiche di “To Breathe – AlUla” distillano la luce che ha viaggiato per eoni in prismi che danzano attraverso il visitatore e il contesto.

Ayman Yossri Daydban disegna i contorni di un campo da calcio con pietre e rocce bianche raccolte dalla comunità AlUla dall’altra parte della valle. Situato in una zona remota e rocciosa, il campo da calcio è una presenza misteriosa e sospetta, che stimola la memoria collettiva e tende a considerare il ruolo sociale di questo sport.

In “The Desert Has No Surface” di Caline Aoun, le pietre dell’altopiano basaltico di Harrat al Sham sono levigate su un lato. Il sole è un elemento essenziale nel lavoro di Aoun che si attiva attraverso la rifrazione della luce solare, producendo momenti di luccichio che riflettono l’impermanenza del paesaggio desertico e le forze naturali che lo hanno creato.

L’installazione di Rana Haddad e Pascal Hachem si concentra invece sull’onorare i mestieri tradizionali della regione, creando un rifugio ricavato da vasi di terra battuta. Soprannominato Reveries, ogni vaso nella torre presenta tagli geometrici, che consentono alla natura e alla luce di spostarsi e proiettare all’interno modelli in continua evoluzione.

 

Rana Haddad and Pascal Hachem, Reveries, Desert X AlUla 2024, photo by Lance Gerber, courtesy The Royal Commission for AlUla
Rana Haddad and Pascal Hachem, Reveries, Desert X AlUla 2024, photo by Lance Gerber, courtesy The Royal Commission for AlUla

Ispirata alle credenze pre-islamiche dei jinn che abitano nel deserto, la passerella sopraelevata Preserving Shadows di Filwa Nazer è strutturata utilizzando una rete d’acciaio per formare un enorme serpente nero ondulato. Elaborato in forme massicce e fuori misura, il W.A.B.A.R.
fa eco agli oggetti misteriosi che lasciavano perplessi gli abitanti del deserto negli anni ’30. L’opera evoca una narrazione popolare cosmica in cui, dopo aver scoperto le perle, una comunità nel Quarto Vuoto credeva che avessero un’origine extraterrestre.

Where Myths are Born of Mud and Desire di Rand Abdul Jabbar è situato in un’alcova nella valle di montagna e le sue cinque forme scultoree raccontano la storia di Venere. Incontrando ogni pezzo attraverso la storia, il visitatore si immerge in prospettive antiche e relazioni mutevoli con il celeste.

The logic of the vegetable – Metamorphosis di Giuseppe Penone esplora la natura ciclica di tutta la vita. Tronchi d’albero fossilizzati si librano tra organismo vivente e stato minerale, invitando i visitatori a riflettere sulle trasformazioni che avvengono nel tempo.

Dalle sculture di Kader Attia in Whistleblower emergono colli di bottiglie di vetro, che fischiano quando sono aperte al vento. Il suono inquietante che ne risulta incoraggia gli spettatori a riflettere sulla preoccupazione che tutti dovremmo riservare per il nostro pianeta.

 

Filwa Nazer, Preserving Shadows, Desert X AlUla 2024, photo by Lance Gerber, courtesy The Royal Commission for AlUla
Filwa Nazer, Preserving Shadows, Desert X AlUla 2024, photo by Lance Gerber, courtesy The Royal Commission for AlUla

Exhibition info: DESERT X ALULA

When: 9 febbraio – 23 marzo 2024.
Where: AlulA, Saudi Arabia.


– website: desertx.org


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