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Art Vibes – Let's share beauty | November 13, 2024

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Livio Ninni + Giorgio Bartocci - RESIDUI, photozine #3

Livio Ninni + Giorgio Bartocci – RESIDUI, photozine #3

| On 31, Lug 2018

Nella giungla metropolitana di una decadente Milano, l’occhio acuto del fotografo Livio Ninni incontra l’estro creativo di Giorgio Bartocci.

di Redazione Art Vibes


Picture:Livio Ninni + Giorgio Bartocci – RESIDUI, photozine #3.


Dopo il grande successo con Fabio Petani a Torino e con Dissenso Cognitivo e LuogoComune a Bologna, la fotozine Residui n.3 prosegue all’interno di luoghi abbandonati e in rovina a Milano.

Questa volta l’occhio acuto del fotografo Livio Ninni incontra l’estro di Giorgio Bartocci, artista che per questo progetto ha dipinto la metropolitana, la ferrovia e molti di quei “luoghi non luoghi” di Milano.

Residui” è una fanzine, un reportage, una rivista fotografica creata per scoprire la relazione tra artisti e urbex, l’esplorazione urbana che vuole raccontare la loro storia di decadenza. Percorsi ardui nella giungla metropolitana tra occhiali rotti e ruggine per scoprire luoghi dimenticati; avanzi urbani e umani, resti di un passato che non esiste più, cristallizzato nei suoi pilastri di cemento, e nel silenzio che li avvolge.

 

Livio Ninni + Giorgio Bartocci - RESIDUI, photozine #3
Livio Ninni + Giorgio Bartocci – RESIDUI, photozine #3

 

Testo di Falvia De Marco

“Ore 10:00 circa del mattino. Milano è una distesa farraginosa di grigio. Si riesce a malapena a tracciare una linea in grado di dividere il cielo dalla città. Una linea di acciaio, cemento e smog. Qui vive Giorgio Bartocci e dal suo appartamento di Nolo (North of Loreto) parte il terzo racconto di R E S I D U I.

Lo scenario non è più una fabbrica abbandonata, ma un quartiere vicino al centro urbano, un luogo a sé, meticcio, fatto di gente vera, famiglie, spaccio e una desolata landa di binari. Osservando dall’alto si vedono solo palazzoni, edifici abbandonati, cemento, ferro, tetti, treni, case, forme squadrate, tutto incastrato e mescolato in una sola grande tela monocromatica. I pochi colori presenti fanno parte della stessa palette, come per il dittico “Architetture fluide”: toni su toni si ripetono, si sovrappongono, producono scarti del medesimo colore, colature sporche come la linfa che muove le città.

Connessioni fluide, intrecci di storie, di vite invischiate “in questo tempo inquieto”[1] come quelle di chi, ogni giorno, percorre veloce la propria tratta in treno. Il verde non esiste, se non di passaggio con i regionali. La sua instabilità[2] cromatica rispecchia quella della contemporaneità: l’incertezza del domani, dell’individuo, dell’omologazione (e globalizzazione) come unica salvezza. L’ansia, il vivere frenetico, tutto si contrappone alla ricerca di nuovi linguaggi comunicativi, di una gestualità primigenia in grado di parlare attraverso pochi tratti. “Less is more” sosteneva il secolo scorso l’architetto van der Rohe. La ricerca della semplicità come divinazione del futuro è necessità in continua evoluzione. Non è sufficiente portare indietro le lancette, ci troviamo davanti alla ricerca di una moderna semplicità, di una sintesi nel campo mediatico e interattivo in grado di appagare ambo le sfere sensoriali e intellettuali.

La città come ambiente di socialità ha le vesti di un luogo scomposto e mutevole, casa di miliardi di persone pronte a lasciare, coscienti o nolenti, le tracce del proprio passaggio. È motore di ricerca, nel momento in cui la sua velocità di fagocitare dà vita ad azioni su strada, come se questa non fosse altro che il foglio di un libro in continua revisione. L’intervento allora non è più fine ultimo, ma processo, sperimentazione, reperto riutilizzato per produrre altro. Una secchiata di bitume si trasforma mesi dopo in un essere primitivo creando un codice di continuità, una ricerca personale, una memoria evolutiva figlia di un’arte gestuale e residuale.

L’eccedenza prodotta dalle città è punto di partenza per persone sensibili, visionarie. C’è chi vede spazzatura, avanzi, scarti, chi invece residui di vita da cui partire, da far parlare.

Sono le 17:00 circa ed è ancora difficile distinguere il cielo dalla città. Milano è sempre la stessa, ma pian piano, giorno dopo giorno, cambia.”

 

Livio Ninni + Giorgio Bartocci - RESIDUI, photozine #3
Livio Ninni + Giorgio Bartocci – RESIDUI, photozine #3

– via: – photo credits & courtesy of: ©Livio Ninni


– website: livioninni.com


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