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La logica dell’esclusione

La logica dell’esclusione

| On 09, Feb 2018

In un mondo in cui tutti sono diversi nessuno è escluso.

di Annalisa Grassano


Il rapporto di autovalutazione di un noto e storico liceo romano ha dato vita a molte polemiche.

Il caso è stato sollevato da La Repubblica che ha riportato la descrizione fatta nel documento in questione:
«L’essere il liceo classico più antico di Roma conferisce alla scuola fama e prestigio consolidati, molti personaggi illustri sono stati alunni. Le famiglie che scelgono il liceo sono di estrazione medio-alto borghese. Tutti gli studenti, tranne un paio, sono di nazionalità italiana e nessuno è diversamente abile».

Sono queste le “buone scuole”? A questo punto potremmo fare di meglio, per esempio potremmo dotare ogni alunno di un bel cappuccio bianco a punta, e poi migliorare i criteri di selezione. Niente disabili, poveri e stranieri, certo è un buon inizio ma da una scuola di tale calibro ci si sarebbe aspettato di più, non vorremo mica ammettere a scuola individui di religione diversa? O che dire dei gay, per non parlare delle donne, e a questo punto per andare sul sicuro escluderei anche gli uomini, dunque non resterebbe nessuno.

Nessuno mi pare una soluzione di tutto rispetto, perché una scuola che alimenta pregiudizi e diseguaglianze dovrebbe rimanere vuota.

Ovviamente non c’è nessuna intenzione di criminalizzare in particolare questo liceo, perché ahimè non è l’unico caso. Vi sono molti altri istituti di “prestigio” che seguono lo stesso modus operandi, una logica dell’esclusione che a mio modesto avviso non va solo contro il senso più alto di insegnamento, ma va soprattutto contro i principi costituzionali sanciti nell’articolo 3 e nell’articolo 34 sul diritto al sapere per tutti.

La scuola deve garantire il diritto al sapere,appassionare,stimolare la voglia di conoscenza, creare condivisione, illuminare le giovani menti educando all’incontro.

Una scuola, e direi anche una società, disgregante allontana dalla verità e dalla conoscenza, inducendo ad un imperante e solipsistico individualismo e dunque ad un’inevitabile deriva antropologica.
A una simile deriva va opposto un movimento contrario, ecco perché ognuno di noi dovrebbe far sentire la propria voce, non solo indignandosi ma celebrando la propria diversità, perché in un mondo in cui tutti sono diversi nessuno è escluso.


 

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