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OZMO - “Non distruggiamo l’arte ma facciamola risorgere”

OZMO – “Non distruggiamo l’arte ma facciamola risorgere”

| On 22, Apr 2021

Revived: la nuova vita delle opere d’arte distrutte, attraverso NFT. La nostra intervista ad Ozmo.

di Redazione Art Vibes


Picture: Ozmo – Frame da REVIVED Lady Liberty and David.


Nelle ultime settimane l’acronimo NFT ha fatto molto parlare di se; ne parlano artisti, media di settore, sembra esplosa una folle corsa alla digitalizzazione degli artwork.

Ma cosa sono questi famigerati NFT e perché tutto questo clamore? I cosiddetti token non fungibili dimostrano la proprietà e paternità di un’opera digitale, immagine, testo, file audio, ma a differenza delle criptovalute, gli NFT sono unici e la blockchain è la tecnologia cruciale per queste creazioni.

Sebbene questa fu inizialmente concepita per asset crittografici fungibili, si crea un nuovo standard specialmente sulla blockchain di Ethereum, gli ERC-721. Questo tipo di token è unico del suo genere e può avere un valore diverso da un altro.

Per districarci su questo nuovo sentiero abbiamo fatto qualche domanda sull’argomento ad un artista che non ha bisogno di presentazioni. Abbiamo avuto il piacere di intervistare Ozmo, pioniere della street art in Italia, tra i più influenti esponenti dell’arte urbana a livello internazionale, artista che proprio in questi giorni ha presentato il suo ultimo rivoluzionario progetto intitolato “Revived”, un percorso poetico e innovativo che proprio sfruttando nft (not fungible token) intende dare nuova vita alle opere d’arte distrutte.

Siamo partiti dagli NFT e da questo suo ultimo progetto “Revived” per poi sconfinare su temi più intimi e artistici. Un Ozmo a 360 gradi che ringraziamo fin da subito per il tempo che ha voluto dedicarci. Ecco la nostra chiacchierata:

 

Intervista ad Ozmo

 

Ozmo e gli NFT: come hai approcciato a questa nuova frontiera tecnologica? Si tratta solo di una nuova mania, di una bolla speculativa, o all’orizzonte si può intravedere una reale opportunità espressiva per molti artisti?

 

Sono quasi due anni che l’avvocato Marco Tullio Giordano me ne parlò con grande entusiasmo, al tempo mi sembrò una tecnologia con applicazioni molto più ampie che l’ambito artistico, e credo che sia questa la cosa che farà la differenza nel loro utilizzo. Successivamente Marco mi ha introdotto ai ragazzi di chainblock.it, con i quali abbiamo avuto interminabili chiacchierate e brain storming.

Dopo qualche mese è esploso l’affaire Crypto Art legato agli NFT e coincidendo con la loro iniziativa “Chainblock ART” abbiamo deciso di lanciare questa doppia invasione di campo (io nella blockchain e loro nel contesto arte) insieme.
Ci siamo stimolati e sostenuti a vicenda, e come già accaduto in diversi miei progetti per mantenere totale libertà d’azione mi sono auto finanziato l’intera operazione artistica.

 
 

A tuo parere offrire all’artista il controllo totale delle proprie opere innescherà un cortocircuito nel mondo delle gallerie d’arte?

 

Di fatto l’artista ha già avuto grande indipendenza grazie all’utilizzo dei social come vetrina. Instagram si è trasformato in una grande galleria dove i collezionisti comprano i quadri a volte ancora sul cavalletto.
L’nft può essere un ulteriore strumento per l’artista.

Al tempo stesso questa sovraesposizione crea anche l’illusione che basti avere followers o spendere la propria popolarità magari guadagnata con altri mezzi e meriti, per mettersi a fare arte e vendere opere.
Il marketing senza più prodotto rischia di creare un meccanismo perverso dove la vendita dell’opera giustifica se stessa, più che la ricerca dell’artista inserita nella tradizione artistica mondiale.

 

Ozmo - Lady Liberty and David sharing the same pedestal, Wynwood Art District Miami, 2014
Ozmo – Lady Liberty and David sharing the same pedestal, Wynwood Art District Miami, 2014


 
 

Riportare in vita un intervento di street art sfruttando gli NFT: raccontaci di più di questa tua operazione artistica volta a ricreare nuovi significati.

 

L’idea è nata grazie a delle riflessioni su cosa può essere considerato Arte, anche grazie ad alcune interviste rilasciate anni fa, quando Blu, lo street artist, distrusse tutte le sue opere a Bologna (in realtà erano stati un gruppo di artisti e attivisti che si era attivato per distruggere tutte le opere pubbliche sui contesti occupati). Molti colleghi artisti dissero che si era trattata di una performance artistica geniale. In quel caso mi ricordai delle parole di Jodorowsky:
L’atto poetico deve sempre essere positivo, cercare la creazione, non la distruzione. [A tal riguardo un noto haiku giapponese recita, NdR]: una farfalla / le strappo le ali / e guarda, un peperoncino! (errato). [L’atto poetico invece dovrebbe essere, NdR]: un peperoncino / gli metto le ali / e guarda, una farfalla!

Mi fu chiaro che nell’intento di chi pensò la reazione all’appropriazione indebita delle opere strappate alla città e riproposte in un museo privato non nasceva da un’ urgenza artistica o un’operazione artistica, ma da un gesto politico.

Qualche settimana fa si è creato molto buzz sull’operazione del collettivo di Brooklyn che ha distrutto un multiplo di Banksy per riproporre la sua versione digitale certificata da NFT.
Allora ho pensato che l’operazione era geniale, ma grazie alla consapevolezza di cui sopra non ho pensato, ancora una volta, che un atto distruttivo potesse essere considerato Arte, essenzialmente una mossa di marketing molto ben realizzata. Per questo ho cercato di creare un’operazione inversa, aderente a una vision più poetica e creativa.

 
 

I détournements dadaisti, elemento stilistico ricorrente nei tuoi ultimi murales, in questa nuova opera digitale prendono vita grazie ad un intervento di motion design. Qual è il significato simbolico di questa soluzione estetica?

 

In questo contesto il video era un modo per allinearmi al gusto di molte opere digitali su queste piattaforme, facendo nicodemismo, come in passato l’ho fatto con opere ambigue che rafforzavano il pregiudizio degli osservatori, sviando l’interpretazione e l’intento reale.

 

 

Consideri “Revived Lady Liberty and David” “un’opera site specific che si ispira e dialoga con il contesto, un’opera che ci interroga e si interroga”. Qual è la differenza tra la la natura site specific di quest’opera e quella di un pezzo di arte urbana.

 

Il contesto in questo caso e` una piattaforma digitale che utilizza dei token crittografici (NFT) quindi, realizzare un’opera ambigua e immateriale che si interroga sul concetto di autenticità è un modo per interrogarsi sul mezzo utilizzando i sui limiti e bonus specifici.
Analogamente rispetto ad un’opera d’arte pubblica come lo concepisco io il suo essere specifica si realizza formalmente e nel migliore dei casi anche concettualmente, o viceversa.

 
 

Guillaume Apollinaire nelle sue “Meditazioni estetiche” sosteneva un tipo di arte che, attraverso una progressiva purificazione, giungeva fino all’astrazione. Definiva inoltre tre virtù dell’arte plastica: purezza, unità e verità. Concordi con questa tesi? In quale direzione si muove la tua ricerca estetica?

 

Credo sia passata molta acqua sotto ai ponti dopo Apollinaire, acqua non molto limpida che ha reso l’idea dell’opera piuttosto confusa e principalmente strumentale all’inflazione della personalità di noi artisti più che a una ricerca del trascendente.
Per quanto mi riguarda, un colpo al cerchio e uno alla botte.

 
 

Che cosa ti ha lasciato come uomo e come artista questo difficile periodo funestato dalla pandemia?

 

Un sacco di tempo ben speso, e altrettanto, ma meno, sprecato.
Il tutto senza aver la sensazione che il mondo fuori sia andato avanti normalmente, come accadde quando cercavo di concentrarmi su progetti lunghi in passato.

 
 

C’è una frase di Ai Weiwei che ci ha sempre molto colpito: “L’arte concerne l’estetica, la morale, la nostra fede nell’umanità. Senza questo, l’arte semplicemente non esiste”. Cosa ne pensi?

 

Sì, ma dove sta Dio? Ho qualche pregiudizio sull’arte “impegnata” e che si rifà ai valori ‘umani’. Senza un ancoraggio trascendente quello che oggi è rivoluzionario sarà per forza di cose obsoleto domani. Aspirerei piuttosto all’eternità.

 
 

Che cosa è la bellezza?

 

Beh….ma di quale bellezza stiamo parlando?
Quella esteriore è una droga che da assuefazione e distorce tutto
Quella interiore, oggi dimenticata, ormai un sogno.


– website: ozmo.it


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