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La grande bellezza

La grande bellezza La grande bellezza

| On 05, Mar 2014

di Francesco Saverio Sasso

I criteri di orientamento della giuria che assegna i premi Oscar sono, storicamente e generalmente, basati sul riconoscimento del valore “industriale” dell’opera cinematografica. Si tratta, cioè, di premiare il lavoro creativo e tecnico che ha realizzato il miglior prodotto cinematografico della stagione.

Il premio Oscar al miglior film straniero viene, invece, aggiudicato da un’altra giuria, con altri criteri tendenti più ad individuare le componenti artistico-espressive dell’opera (anche perchè è un giudizio unico basato sulla globalità del film).

La grande bellezza - Toni Servillo (Jep Gambardella)


Il tredicesimo Oscar alla cinematografia italiana non solo costituisce un importante primato mondiale del nostro cinema quanto, e soprattutto, sancisce il cinema italiano (nella storia e nell’attualità) come il più grande punto di riferimento artistico e tecnico di tutta la cinematografia mondiale.

La Grande Bellezza è un film crepuscolare. Esso dipinge, con la precisa potenza dei vedutisti veneziani, il dolce ma inesorabile tramonto di quella classe di intellettuali ed artisti che fino agli anni ’70 hanno contribuito fortemente allo sviluppo della cultura italiana del dopoguerra.

Roma è la metafora perfetta di un’Italia bellissima, la cui ricchezza di storia e di opere d’arte diventa un tragico sfondo sul quale si consuma il lento soffocamento della creatività, del pensiero critico, della ricerca di nuove esperienze, della crescita di nuovi entusiasmi.

La massificazione, la disillusione, il cinismo, l’alienazione, i comodi compromessi col potere, lo stordimento dell’edonismo imperante, generano vite vuote, autoreferenziali, che si consumano in discorsi inutili e in squallide feste.

Tristi personaggi vagano da un salotto all’altro rinnegando gli entusiasmi e le fedi giovanili, nei loro discorsi e nel loro agire si legge tutta l’ineluttabilità della condizione postmoderna, il tetro disinganno dell’unica società possibile, la disperata solitudine.

Sorrentino rilegge Fellini, non solo La Dolce Vita ma anche Le Notti Di Cabiria e Roma, usando la chiave di lettura della contemporaneità che ribalta il pensiero felliniano strettamente connesso alla forza della vita come motore della creatività.

Sorrentino rilegge anche Scola de La Terrazza, lucido premonitore della crisi della politica e del ruolo degli intellettuali, e anche (in forma essenzialmente visiva e visionaria) Greenaway de Il Ventre Dell’Architetto.


La grande bellezza - Toni Servillo (Jep Gambardella)

Il film è confezionato con grande sapienza, in modo da mettere in evidenza tutte le grandi competenze che hanno contribuito alla sua realizzazione: la fotografia, i costumi, la scelta delle musiche, la sceneggiatura e i dialoghi.

In questo quadro perfetto risaltano le interpretazioni di Verdone ed Herlitzka, mentre il protagonista Servillo dipinge un personaggio assolutamente perfetto in tutto: posture, camminata, espressioni, tempi di recitazione. Jep Gambardella è l’incarnazione assoluta della decadenza dell’intellettuale italiano cinico, disilluso, senza sentimenti tranne la nostalgia per quello che è stato ed il disprezzo per quello che è.

Un film denso di immagini belle e ricercate da cui gronda l’immensa amarezza e la tragica disperazione della condizione contemporanea.


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