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Intervista a Gianluca Cangemi di Almendra Music

Intervista a Gianluca Cangemi di Almendra Music

| On 11, Nov 2016

Intervista a Gianluca Cangemi, co-fondatore di Almendra Music, la prima casa di produzione ed etichetta discografica indipendente e “interdipendente”.

di Annalisa Grassano


Picture: Gianluca Cangemi – Almendra Music, illustrazione ©Annalisa Grassano


Almendra music nasce a Palermo, casa di produzione ed etichetta discografica con l’obiettivo di piantare semi di musica in terre confiscate alla disumanità, un nucleo di giovani compositori e produttori siciliani fuori dai classici schemi di mercato, insomma un progetto di chi ama veramente la musica e che si rivolge ad un pubblico di appassionati e intenditori.
Buone idee, invenzione, condivisione e ricerca di una nuova realtà umana quindi artistica: lo spirito con cui è nata è questo. Tutte cose che non sempre appartengono alle grandi etichette.
Abbiamo avuto il grande piacere di fare due chiacchiere con Gianluca Cangemi, musicista, produttore e co-fondatore di Almendra Music, che insieme a Luca Rinaudo, Danilo Romancino e Antonio Cusimano, compone il nucleo di base di questa nuova realtà musicale italiana.

Musicista, produttore e co-fondatore di Almendra Music, insomma proprio non ti riesce di stare un po’ fermo.

Bentrovate e bentrovati, anzitutto, e grazie per l’attenzione al mio e nostro lavoro!
Sì, “stare un po’ fermo”… Potrei svicolare affidando la risposta agli astri: sono Sagittario ascendente Sagittario, e se ti tocca in sorte questa impegnativa condizione esistenziale pare proprio che fermi non si possa stare. La verità è che sono un tizio calmo e lento, e cerco semplicemente di fare il mio lavoro, senza farmi rubare la gioia di provare a farlo. C’è tanta gente spaventata e agitatissima, in giro per il mondo, tremendamente frenetica perché in realtà è paralizzata e quindi per reazione prova a essere più frenetica della frenesia tutt’attorno. Pertanto evito di rincarare la dose, e con calma, passo dopo passo, provo a fare il mio lavoro di compositore e produttore; per fortuna spesso sbagliando. Eppoi, se una donna affascinante ti invita a ballare, tu che fai? Balli con lei! E quindi, di fronte alle tante sollecitazioni delle umanità splendide che mi circondano, incluse quelle ancora sconosciute, cerco di reagire. Piuttosto maldestramente, spesso, ma almeno ci provo.

 

Intervista a Gianluca Cangemi di Almendra Music
Gianluca Cangemi, al centro, a sinistra il giovane compositore, pianista, direttore d’orchestra Giovanni Di Giandomenico, a destra Luca Rinaudo, produttore, compositore e musicista elettronico, co-fondatore di Almendra Music. via: facebook.com/AlmendraMusic

Almendra in spagnolo significa mandorla, spiegaci un po’ il perché di questo nome.

La mandorla è un seme e frutto meraviglioso, un nucleo inesploso di potenzialità se assunto come base o ingrediente (dalla farmacia alle tradizioni culinarie), che però è già gustoso e ricco di nutrienti nella sua forma base: è insieme atto e potenza. Inoltre la mandorla – oggi in Sicilia prodotto tipico d’eccellenza – giunse dall’Oriente al Mediterraneo, da dove poi si diffuse, attraverso le vie dei commerci, che in tempi diversi dai nostri recavano non soltanto utili economici per pochi, guerre, terrorismo e devastazione, ma anche scambi tra culture, competenze, tradizioni, storie, lingue e linguaggi.
È quindi una immagine antica e vitale, che ribalta certe brutte immagini attuali – di chiusura, steccato, morte e confine – e mette al centro i rapporti interumani, che sono alla base del pensiero anche musicale. Eppoi “Almendra” suona bene! La parola si apre e chiude con due vocali aperte, è accogliente, inclusiva, e ha la dolcezza liquida e morbida della “l” e della “m”, la solidità celeste della “d” e la vibrazione terracea della “r”. Inoltre il suono della parola “Almendra” è facilmente comprensibile, per assonanza ed evocazione, dai parlanti in molte lingue: il francese “amande”, l’inglese “almond”, l’italiano “mandorla”, il tedesco “mandel”, il siciliano “ménnula”.
Ulteriori perché di questo nome per Almendra Music hanno a che fare con altri elementi culturali, uno dei quali connesso proprio alla storia di quell’arte di cui Art Vibes e i suoi lettori si interessano: dalle amigdale paleolitiche alle complesse implicazioni simboliche della mandorla geometrica – intersezione di due circonferenze o ellissi – che dall’Asia passa all’iconografia cristiana come strumento compositivo per rappresentare la vita esito dell’incontro, dell’unione.

Nello specifico di cosa si occupa e su che cosa si fonda Almendra Music?

Probabilmente non è un caso che in diverse produzioni di artisti Almendra affiorino di tanto in tanto quelle “Città Invisibili” raccontate da Marco Polo a Kublai Khan grazie a Italo Calvino. I ‘valori’ di Almendra Music infatti sono proprio quelli di cui abbiamo detto provando a raccontare i perché di questo nome: storie di esseri umani – musicisti, ascoltatori, lavoratori culturali – che si trasformano, con competenza possibile, in suoni e visioni. Alla base c’è la concretezza del lavoro quotidiano, realizzato principalmente nel nostro atelier a Palermo, lo Zeit Studio. È un artigianato che mettiamo al servizio anche di altri, che ci ingaggiano per curare le proprie produzioni: musicisti che si autoproducono, altre etichette, autori di videogame, o le produzioni cinematografiche che ci affidano il suono dei propri film, dalla presa diretta alla postproduzione passando per le musiche e il sound design.

 

Almendra Music - Semi di musica in terre confiscate alla disumanità
Almendra Music – Semi di musica in terre confiscate alla disumanità

Cosa cerchi negli artisti che produci?

La più totale indisponibilità a “essere prodotti”, e al contrario l’amore per il rischio di produrre assieme, l’azzardo di condividere una storia comune, i cui esiti sono sconosciuti finché non vengono fatti accadere. Almendra infatti non produce l’artista: produciamo con l’artista, dall’idea iniziale al master alla comunicazione, passando per registrazione, missaggio e lavoro d’immagine. Anche in termini proprio economici: l’investimento su ogni pubblicazione nel catalogo dell’etichetta, i diritti e i guadagni, sono condivisi a metà tra artista e produzione, tutto alla pari. Assunta questa base comune, nel rapporto con un collega artista, quando lavoro come produttore in Almendra, cerco la stessa cosa che in qualsiasi altro rapporto: ascolto reciproco e disponibilità a sollecitare, reagendo l’uno con l’altro, nuovi pensieri e nuove storie, ossia – in termini forse più semplicistici ma che hanno la loro efficacia – nuove emozioni.

Secondo te che significati può avere il termine “indipendente” oggi?

Può averne tanti quanti sono coloro che lo pronunciano. Dal mio punto di vista la parola “indipendente”, oggi, può solo significare: interdipendente. A un certo punto cominci a smettere di ambire alla sudditanza a sistemi dell’arte “potenti” in apparenza ma in realtà del tutto inconsistenti. Da questo iniziale rifiuto cominci a difendere, coi colleghi tuoi pari, anche i tuoi ascoltatori: smetti di essere complice di una truffa ai loro danni, smetti cioè di considerarli degli idioti passivi che si bevono ogni stronzata che gli buttano “benevolmente” dall’alto, allodole buone solo per specchietti ipnotizzanti. In questo modo ti rendi indipendente davvero, cioè “interdipendente”, perché cominci a dipendere solo da diretti e concreti rapporti, anche in termini economici, mettendoti in gioco in prima persona. Spesso, da principio, la conquista di questa indipendenza può essere un processo doloroso, perché può implicare la disillusione di veder sgretolare dentro di sé maestri e immagini mitiche idealizzati mentre eri in formazione (nel caso di un musicista: un collega già famoso, un concorso, un critico, un teatro, un editore, un’etichetta, una sala da concerto, e così via…).

Gianluca Cangemi - Illustrazione di Sciortino, 2015
Gianluca Cangemi – Illustrazione di Sciortino, 2015

È un discorso delicato da affrontare, anche in termini pratici e materiali, del lavoro e dell’economia, perché un artista per esistere necessita di un contesto, e gli operatori meglio piazzati, nei contesti ancora esistenti, fanno di tutto per farti credere che se non sei menzionato e ben giudicato da specifici media, specifici direttori artistici, specifiche agenzie, specifici concorsi, allora non esisti neppure.
A questo punto, se almeno si ha la basilare certezza della propria formazione, occorre farsi una semplice domanda: “in che misura queste persone fanno davvero gli interessi degli ascoltatori, miei e della collettività? Quanto invece fanno gli interessi loro?”. Si tratta quindi di scegliere tra subire il contesto in cui ti sei trovato quando ti sei formato – e continuare a farlo subire ai tuoi ascoltatori – oppure di contribuire alla nascita e cura di un rinnovato contesto, anche sollecitando, s’è il caso, nuovi approcci, metodi e parametri dell’intervento pubblico nel sistema dell’arte, adeguato alle economie e società attuali (e magari almeno immediatamente future, se non è chiedere troppo!).
Se guardiamo alla questione della “indipendenza” da questa prospettiva, che coniuga intimità e concretezza, ogni altro discorso astratto su “indie Vs. major”, “sistema Vs. antisistema”, è fuffa ideologica e discorso ozioso, spesso fuori tempo massimo: è rendersi complici, in buona o malafede, dello sfruttamento dei soliti pochi ai danni di molti.
Peraltro la consapevolezza che il coltello dalla parte del manico, oggi, è in realtà in mano ad ascoltatori e artisti, si sta già sviluppando, anche a ritmi notevoli, specialmente grazie a voi – ascoltatori e lavoratori dei media e della cultura – che rifiutate di truffare o essere truffati, e quindi agite con sensibilità, con le vostre storie, emozioni e pensieri che si traducono in appoggio concreto e costante agli artisti che come voi sono… “interdipendenti”!
Necessitiamo gli uni degli altri, nessuno escluso – non solo nel lavoro artistico o nel mercato musicale: ce ne stiamo accorgendo tutti, trauma dopo trauma, tra un terremoto, un attacco terroristico, la ennesima strage ai confini d’Europa, e la ennesima nuova guerra ovunque.

 

Almendra - Music seeds
Almendra – Music seeds

La Sicilia è un elemento centrale nella vita di Almendra Music, vuoi spiegarci perché?

La risposta più adeguata sarebbe in realtà invitarvi a passare dalle nostre parti una serata, una giornata: vi imbattereste in un luogo, nella fattispecie Palermo, che ha ancora gravi carenze strutturali: echi di orrende storie ereditate dalla peggior parte delle generazioni precedenti, nonché storici deficit amministrativi, ma anche con una bella parte di abitanti operosi, dotati di competenze di alto livello, innovativi e molto ben connessi con le dinamiche globali, nonostante (o forse proprio grazie a) la perifericità rispetto ai luoghi più centrali dell’Impero, quelli in cui finora accadono le relazioni di mercato.
A questo aggiungiamo un elemento che è diventato un luogo comune, ma che è vero al punto da sconfiggere qualsiasi rischio di oleografia (nonostante gli sforzi in tal senso di alcuni siciliani banali e retrivi…): la impressionante concentrazione e stratificazione di culture e storie, antiche e attuali, unica al mondo. Tutto questo, inoltre, ha luogo con ritmi quotidiani, se lo vuoi, che consentono al pensiero e agli affetti di respirare, e all’operosità di dispiegarsi in modo umano, con concretezza priva di frenesia. Almendra esiste in ogni sala prova, laptop, pentagramma, studio e luogo, in Italia e all’estero, dove operano le umanità e quindi professionalità che la realizzano, ma mi risulta davvero improbabile pensarne l’esistenza senza la Sicilia – specie questa rinnovata Sicilia locale e globale della miglior parte delle generazioni più giovani – in cui Almendra ha origine e cuore pulsante.

In che modo la tua sicilianità ha influenzato il tuo universo creativo?

Non so se “sicilianità” sia la parola giusta: semplicemente, sono un siciliano. È un dato culturale che fa parte della mia identità individuale, di uomo quindi anche di artista. Un dato di fatto, insomma, che non avverto la necessità di urlare al mondo, magari componendo arabeggiamenti vari ed eventuali (che potrebbero peraltro essere utili a una maggiore intelligibilità sul mercato…). Quando qualcosa che sia riconoscibile da tanti come “siciliano” accade nella mia musica è perché ci sono suoni, combinazioni di suoni e processi che fanno parte di me in quanto siciliano, e quindi erompono dalla memoria-fantasia del mio corpo con naturalezza. Quando questo accade, a posteriori me ne accorgo anch’io, a volte, ma in origine non c’è nulla di razionale o cosciente. Forse l’influenza maggiore del fatto di essere nato e cresciuto in Sicilia è la possibilità di spendere la parola “multiverso” al posto di “universo”.

 

Gianluca Cangemi - Almendra Music
Gianluca Cangemi – Almendra Music

Credi che la musica possa portare un cambiamento concreto nel mondo? Se sì in che modo.

Sì, può contribuire. Però occorre chiarire questa ipotesi di ricerca, sennò finiamo al “love & peace” armati di una “spada de foco”! Possiamo pensare la musica come modalità di relazione tra esseri umani, e a un tempo come esito e rappresentazione – o forse anche narrazione – delle dinamiche di rapporto, dei movimenti interni che queste determinano, e delle conseguenti emozioni e pensieri, nel tempo. Pertanto, quando la musica è vissuta appieno da tutti coloro che la fanno, cioè artisti e ascoltatori, può contribuire a una trasformazione dei propri pensieri e rapporti, con gli altri e col mondo. Ora, se trasformi il tuo rapporto col mondo, uno dei possibili effetti collaterali magari è proprio quello di contribuire a cambiare concretamente il mondo.

Ultima domanda di rito: Che cos’è la bellezza?

Eh, no! A questa non ci casco! Io sono uno scemo ordinario, uno qualsiasi, non un Idiota, e quindi preferirei evitare di finire come quell’antico collega russo e il suo amico: il principe Myškin e Dostoevskij. Quindi risponderò canticchiando in compagnia di quel simpatico francese, Boris Vian: “Je voudrais pas crever…”, non vorrei crepare…

Ringraziamo Gianluca Cangemi per il tempo e la grande disponibilità.


Further reading:

– website: almendramusic.com


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