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Art Vibes – Let's share beauty | June 20, 2025

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Re:humanism Art Prize 4 - TIMELINE SHIFT

Re:humanism Art Prize 4 – TIMELINE SHIFT

| On 20, Giu 2025

La quarta edizione di Re:humanism esplora l’avanzamento dell’Intelligenza Artificiale e le nuove visioni culturali.


di Redazione Art Vibes


Picture: Re:humanism 4, Installation view, Adam Cole e Gregor Petrikovic, Me vs. You, 2025. Foto di Carlo Romano.


Dal 19 giugno al 30 luglio 2025, la Fondazione Pastificio Cerere di Roma ospita Timeline Shift, la mostra collettiva della quarta edizione del Re:humanism Art Prize, il premio internazionale che, dal 2018, indaga le connessioni tra Intelligenza Artificiale e arte contemporanea.

Curata da Daniela Cotimbo, l’esposizione prende forma in uno degli spazi più rappresentativi della scena artistica romana, con i lavori dei dieci finalisti selezionati attraverso l’open call lanciata lo scorso inverno, insieme all’opera vincitrice del Premio APA, visibile anche sugli schermi digitali APA distribuiti in diversi punti della città.

Timeline Shift, letteralmente “spostamento della sequenza temporale”, mette in discussione le logiche estrattive di dati e risorse che oggi guidano lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, aprendo la via a modelli tecnologici alternativi: più etici, sostenibili e inclusivi. I progetti in mostra affrontano in modo critico il concetto di tempo, superando la visione occidentale, lineare e produttivista, per proporne una rilettura plurale, sincronica e rituale.

Il Re:humanism Art Prize si conferma così come un laboratorio di ricerca e visione critica, in cui il dialogo tra arte e tecnologia apre spazi di consapevolezza, partecipazione e immaginazione del futuro.

Come dichiara la curatrice Daniela Cotimbo: “La quarta edizione di Re:humanism affronta un tema cruciale: il tempo, inteso come chiave per riscrivere i presupposti dello sviluppo tecnologico. L’Intelligenza Artificiale, fondata sul dato e sul calcolo statistico, tende a riprodurre un futuro prevedibile ed escludente.

 

Re:humanism 4, Installation view, Esther Hunziker, SCREEN TESTS 2025. Foto di Carlo Romano
Re:humanism 4, Installation view, Esther Hunziker, SCREEN TESTS 2025. Foto di Carlo Romano

La mostra decostruisce questa concezione lineare e produttivista del tempo, radicata nella società occidentale, per aprirsi a visioni più soggettive e stratificate, attraverso le diverse prospettive di 11 artisti, italiani e internazionali, provenienti da ogni parte del mondo, che immaginano un’AI capace di generare spazi di possibilità, molteplicità e ascolto.

Le opere di Timeline Shift, attraverso sguardi molteplici e critici, mostrano che, anche in un presente segnato da crisi umane, ecologiche e culturali, è possibile immaginare alternative. Attivano strategie di resistenza simbolica e generano visioni capaci di rompere le logiche dominanti: un invito a riscrivere il tempo e il futuro”.

 

LE OPERE IN MOSTRA

Le opere che occupano gli spazi della Fondazione Pastificio Cerere, si presentano prevalentemente sotto forma di video installazioni e installazioni multimediali interattive, capaci di coinvolgere lo spettatore in esperienze immersive, poetiche e critiche. I linguaggi spaziano dal game design alla scrittura algoritmica, dall’archivio visivo alla scultura digitale, dando vita a dispositivi che esplorano il tempo, la memoria e l’identità in relazione all’Intelligenza Artificiale.

Nello spazio principale sono ospitati i MAIN PRIZE di questa edizione: il collettivo che ha vinto il primo premio, Lo-Def Film Factory del duo Francois Knoetze e Amy Louise Wilson con Concept Drift, introduce un ambiente immersivo e interattivo che intreccia videogioco, archivio visivo e narrazione postcoloniale.

Attraverso modelli 3D generati da AI, collage materici, ambienti game-based e materiali d’archivio, il progetto costruisce un contro-archivio della cultura sudafricana, indagando come l’intelligenza artificiale riattivi e riformuli, in chiave tecno-capitalista, logiche storicamente radicate nel colonialismo. Il secondo premio, Isabel Merchante con One Day I Saw the Sunset Ten Thousand Times, ha portato avanti una riflessione poetica sulla meccanizzazione della percezione e la riproducibilità digitale del naturale.

 

Re:humanism 4, Installation view, Federica Di Pietrantonio e Amanda E. Metzger. Foto di Luca De Marinis
Re:humanism 4, Installation view, Federica Di Pietrantonio e Amanda E. Metzger. Foto di Luca De Marinis

L’artista riconfigura una macchina algoritmica, originariamente progettata per l’efficienza, in un’entità contemplativa che osserva esclusivamente tramonti. L’opera svela come l’AI generativa operi attraverso logiche di astrazione e standardizzazione, mettendo in crisi coordinate emotive e percettive.

Minne Atairu con Da Braidr, al terzo posto, ha elaborato una “start-up concettuale” che utilizza l’AI per valorizzare l’economia micro-imprenditoriale della produzione di trecce afro, mentre decostruisce le retoriche promozionali dell’AI all’interno del discorso tecno-capitalista. Il progetto interroga le possibilità dell’AI generativa di sostenere l’autonomia economica e culturale delle donne nere, superando gli stereotipi che ancora le vedono relegate a certi canoni estetici.

Tra gli altri finalisti, sempre nella sala grande, troviamo altri cinque progetti: Federica Di Pietrantonio, già finalista nella precedente edizione, con Net Runner 01, presenta un’installazione “indossabile” che sonda le modalità con cui gli ambienti virtuali – in particolare i videogiochi e i forum decentralizzati – plasmano le nostre percezioni in termini di identità, tempo e relazioni.

Con Ever – che è sia un’installazione multimediale che un sito web – Amanda E. Metzger propone un archivio generativo e decentralizzato di voci di diario create da un’AI addestrata sui suoi scritti personali collezionati tra il 2010 e 2023, proiettando esperienze autentiche del passato in futuri speculativi.

I testi prodotti vengono trasformati in NFT e conservati su blockchain, dando forma a una memoria intima condivisibile e potenzialmente eterna. In mostra, l’archivio viene restituito sotto forma di un tappeto bianco con cuscini su cui i visitatori possono sdraiarsi per leggere le voci di diario, sia reali che generate dall’AI, proiettate sul soffitto, facendo esperienza dell’equilibrio tra segreto e pubblico, memoria e previsione; e della tensione tra l’essere autori della propria storia e il perderne il controllo.

Screen Tests di Esther Hunziker consiste in una serie di ritratti video AI generated (che richiamano sia la fotografia di casting cinematografico che gli omonimi screen tests di Andy Warhol). Nell’opera di Hunziker figure umane si fondono con entità pelose mentre glitch e deformazioni alterano la verosimiglianza, evocando identità ibride e instabili; AI-Ludd è invece una video installazione del collettivo IOCOSE che mette in scena un’AI fittizia, addestrata a pensare e agire da luddista, cioè come coloro che storicamente si opposero all'uso di nuove macchine e ai cambiamenti tecnologici nel lavoro.

Con taglio ironico e paradossale, l’opera sovverte le narrazioni ottimistiche sull’AI come strumento di efficienza, dando voce a un agente algoritmico che invita a sabotare le macchine, abbandonare il lavoro e reclamare il tempo per sé. Infine, Cloud Scripts di Kian Peng Ong è un’installazione che interpreta i Cloud Seals taoisti come forma asemica di comunicazione con il mondo spirituale. Attraverso un modello di AI addestrato su un corpus di sigilli, l’opera genera talismani privi di significato pittografico specifico ma carichi di intenzione rituale, sottraendo la macchina dall’orizzonte produttivistico per proiettarla nella dimensione di connessione trascendentale.

Nello spazio Molini, nel sotterraneo, sono posizionate le opere: The Pit di Daniel Shanken un’installazione immersiva che evoca l’erosione naturale e i paesaggi industriali dell’estrazione delle terre rare, alla base delle infrastrutture dell’intelligenza artificiale, per trascinare lo spettatore nella soglia instabile tra incanto tecnologico e fallimento sistemico e l’installazione videomulticanale Me vs. You di Adam Cole e Gregor Petrikovič che prende ispirazione da un pioniere della fotografia del movimento come Eadweard Muybridge.

L’opera esplora le sfumature dell’intimità queer in un mondo sempre più mediato dalle tecnologie di intelligenza artificiale: partendo da sequenze di wrestling l’opera sfrutta l’incapacità della visione artificiale di distinguere corpi intrecciati, mettendo in discussione i modelli computazionali di classificazione e controllo; l’intelligenza artificiale diventa così strumento di ambiguità poetica.

 

Re:humanism 4, Installation view, Kian Peng Ong e Minne Atairu. Foto di Luca De Marinis
Re:humanism 4, Installation view, Kian Peng Ong e Minne Atairu. Foto di Luca De Marinis

Il Premio APA, assegnato a Franz Rosati, è visibile nel cortile interno della Fondazione Pastificio Cerere e sui canali pubblicitari digitali sparsi in tutta la città. DATALAKE:CONTINGENCY presenta scenari generati dall’AI in costante mutamento, evocando il conflitto tra natura e tecnologia e il loro tentativo di coesistenza. Mescolando falsi documentari e notiziari iperrealistici, l’installazione travolge lo spettatore con un flusso di immagini segnato da linee temporali instabili, apertura di soglie e repentini cambi di stato che lo trasportano nel regno dell’incertezza.

In occasione dell’opening, sono state presentate anche due installazioni realizzate dagli studenti del biennio di Multimedia Arts & Design di RUFARome University of Fine Arts, ospitate all’interno del RUFA Space fino al 25 giugno 2025, situato accanto agli spazi della Fondazione Pastificio Cerere.

I progetti sono stati sviluppati a partire dalle stesse tematiche proposte dal bando dell’art prize, offrendo una riflessione originale e complementare ai lavori in mostra. Nella stessa serata è prevista anche una audio-visual performance dell’artista Franz Rosati, all’interno del cortile della Fondazione.

Infine, il premio Digitalive di Romaeuropa è andato a Valerie Tameu con il progetto Orynthia. La performance affronta la relazione tra intelligenza artificiale, ecosistemi naturali e tradizioni
culturali attraverso una lente decoloniale e post-antropocentrica, utilizzando l’acqua come simbolo della diaspora africana e delle storie di dislocamento. Mami Wata, la divinità acquatica mutaforma, diventa il fulcro di una visione afrofuturista in cui l’AI e la realtà virtuale sono strumenti di resistenza culturale e creazione di miti.

Come nella precedente edizione, una menzione speciale del premio Digitalive di Romaeuropa è stata assegnata anche a Jessica Tucker con il suo progetto Improbable Excess, una performance che include stampe, video e render digitali interattivi di corpi mutanti, rivelando come gli sguardi algoritmici ci inseguono, decodificano, riducono e ricostruiscono, manipolando il nostro desiderio di certezza e controllo. Questi due progetti verranno presentati a settembre al Mattatoio di Roma all’interno della rassegna del noto Festival romano.


Exhibition info: Re:humanism Art Prize 4 – TIMELINE SHIFT, a cura di Daniela Cotimbo.

When: 19 giugno al 30 luglio 2025
Where: Fondazione Pastificio Cerere
Via degli Ausoni 7 – Roma


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