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Art Vibes – Let's share beauty | May 13, 2024

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Festival Siena Awards - Gli obiettivi di tutto il mondo in mostra a Siena

Festival Siena Awards – Gli obiettivi di tutto il mondo in mostra a Siena

| On 25, Set 2019

Un mese di eventi, workshop e incontri con ospiti le firme più prestigiose della fotografia mondiale. Dagli scatti di Randy Olson a tema ambientale, alle foto di Philip Coburn in Afganistan, fino all’ l’emozionante viaggio umano di Constanza Portnoy.

di Redazione Art Vibes


Picture: Massimo Della Latta – Holidays in Normandy.


Dal 26 ottobre al 1 dicembre Siena si prepara alla grande festa dedicata alla fotografia internazionale ospitando il Siena Awards: il festival dedicato alle arti visive che si aprirà con la cerimonia di premiazione del “Siena International Photography Awards”, la sfida a colpi di click più partecipata al mondo. Un mese intero per immergersi nell’arte fotografiche con ben 9 mostre ospitate nelle location più esclusive e per scoprire la bellezza delle immagini e del territorio, approfondendo tecniche e conoscenze nel campo fotografico, attraverso workshop, photo tour ed eventi.

Un corpus unico di immagini che farà di Siena la capitale mondiale della fotografia. Da ‘Imagine all the people sharing all the world’, la mostra che raccoglie le foto del ‘Siena International Photography Awards’, il contest di fotografia che ha raccolto immagini, opere di fotografi professionisti, dilettanti e amatori provenienti da 161 Paesi di tutto il mondo, passando per ‘Above us only sky’, la più grande esposizione dedicata alla fotografia aerea fino alle personali e alle collettive di fotografi di fama internazionali, come Randy Olson, che raccontano le emozioni e le storie più incredibili catturate dai loro obiettivi in giro per il mondo.

 

Ignacio Medem - Natural recycling
Ignacio Medem – Natural recycling

 

Obiettivi sul mondo all’Ex-Distilleria “Lo Stellino”

Domenica 27 ottobre apre a Siena ‘Imagine all the people sharing all the world’: la mostra in programma negli spazi espositivi dell’ex distilleria dello Stellino, in Via Fiorentina che raccoglie i migliori scatti del ‘Siena International Photography Awards’.

Per l’occasione lo spazio che risale alla prima metà del ‘900 e si caratterizza per il forte carattere industriale, ospita le 114 fotografie di 99 fotografi di 39 nazionalità diverse, divise nelle categorie tematiche: creative; documentario & fotogiornalismo; viaggi & avventure; persone e volti accattivanti; la bellezza della natura; animali nel loro ambiente naturale; architettura e spazi urbani; sport in azione; portfolio storytelling; Short Documentary Film.

La quinta edizione della rassegna fotografica esporrà non solo le foto dei vincitori del Siena International Photo Awards, ma anche autentiche opere d’arte, fotografie di Premi Pulitzer, e pluripremiati vincitori del World Press Photo. La mostra è accompagnata anche dalle immagini video degli autori di National Geographic dei reportage più degli autori premiati e della storyboard. L’incredibile sequenza di immagini, irripetibili e suggestive, sarà esposta fino a domenica 1 dicembre.

 

Swee Choo Oh - Old Gas Station Arizona
Swee Choo Oh – Old Gas Station Arizona

 

Above us only sky

La bellezza del mondo vista dai cieli. I suggestivi locali del complesso della Basilica di San Domenico, attuale sede del Liceo Artistico “Duccio Buoninsegna” di Siena, accolgono la prima mostra importante collettiva realizzata in Italia sulla fotografia aerea.

Le immagini, che costituiscono una selezione tra le più belle foto premiate ai “Drone Awards”, saranno esposte, da sabato 26 ottobre a domenica 1 dicembre 2019. L’esposizione rappresenta una vetrina di fotografie provenienti da tutto il mondo che permetterà di comprendere come gli artisti possano estendere i confini della fotografia tradizionale alla percezione ambientale del nostro tempo. Dalle valli montane scolpite dai ghiacciai, alle coste frastagliate circondate da acque luccicanti, fino ai villaggi abbandonati e alle reti di trasporto tentacolari.

 

Ming Li - Colourful Mountain
Ming Li – Colourful Mountain

Gli scatti esposti rasentano il confine dell’astratto, sovvertendo le relazioni spaziali e il fattore di scala, creando un’esperienza simultaneamente seducente e disorientante per lo spettatore. Attraverso le immagini dei migliori esponenti della fotografia aerea, la mostra esamina l’uso della forma, del colore, della prospettiva e dell’astrazione, per rimodellare la nostra comprensione dei paesaggi, della natura, dell’ambiente, della fauna selvatica e del mondo intero.

Le opere esposte rilanciano i processi fotografici storici e, al contempo, utilizzano tecniche innovative e attrezzature non convenzionali per rappresentare il mondo in modi sorprendenti.

 

Jeremiasz Gądek - Island of Love
Jeremiasz Gądek – Island of Love

 

Randy Olson – Planet vs Plastic

La sfida ambientalista contro l’inquinamento. Randy Olson uno dei più importanti e storici collaboratori di National Geographic e docente del Siena Stories Workshop torna a esporre a Siena dal 27 ottobre al 1 dicembre in occasione del festival Siena Awards.

Per l’occasione a San Domenico sarà possibile ammirare le immagini di “Planet vs Plastic“. Una mostra che racconta la sfida ambientalista mettendo in scena l’autorevole rigore, la maestosa armonia, il delicato equilibrio e la straordinaria bellezza del nostro Pianeta, impegnato nell’ardua lotta di resistenza contro l’inquinamento.

La mostra propone così un percorso mirato a sensibilizzare il visitatore attraverso un viaggio tra i grandi contrasti segnati dalle delicate e straordinarie bellezze di nostra madre Terra e quanto di più distruttivo può compiere l’opera dell’uomo. L’esposizione diventa una sorta di manifesto a tutela della vita del Pianeta e si propone come strumento di persuasione per prendere coscienza che ogni nostro agire è finalizzato a mutare in maniera indelebile il volto del Mondo.

 

Randy Olson - Plastic Apocalypse
Randy Olson – Plastic Apocalypse

Randy Olson - Plastic Apocalypse
Randy Olson – Plastic Apocalypse

Randy Olson - Plastic Apocalypse
Randy Olson – Plastic Apocalypse

 

Philip Coburn – Afghanistan Desert Patrol

Racconta la sua esperienza in Afganistan Philip Coburn, quando nel gennaio del 2010 aggregato all’esercito dei Marines statunitensi a Helmand, viaggiando su un veicolo MRAP insieme al collega Rupert Hamer, è stato colpito da un ordigno esplosivo I.E.D. (Improvised Explosive Device).

Un incidente in cui persero la vita il collega Rupert e un giovane Marine, mentre lui rimase gravemente ferito perdendo entrambi gli arti inferiori. I suoi scatti, in mostra fino al 1 dicembre nel padiglione esterno dell’Ex Distilleria “Lo Stellino“, seguono la missione dell’ISAF legata alla riconquista di Musa Qala.

Il fotografo racconta di avere avuto l’impressione di essere quasi dentro un film, tanto tutto sembrava assurdo e surreale: “mangiavamo cibo in scatola e ci lavavano con una bottiglia d’acqua ogni 3 giorni, ma l’essenziale era riuscire a rimanere vivi”. Il gruppo si spostava su automezzi attraverso il deserto, le pianure afghane e giù attraverso gli uadi, origliando le “chiacchiere” dei Talebani e scoprendo che avevano soprannominato la loro unità i “Guerrieri che Dio protegge” perché consideravano i loro blindati un segno di invincibilità.

Sempre Coburn racconta: “Dopo aver lasciato l’unità per rifornimenti al campo base, l’ufficiale comandante aveva obbligato tutti a radersi la barba lasciata incolta da settimane, anche se per superstizione nessuno avrebbe voluto rompere l’incantesimo legato alla sopravvivenza che questa rappresentava. Poco prima del trasferimento con un’altra unità verso Musa Qala qualcuno aveva osato camminare in mezzo ai loro letti, di fatto sacchi a pelo buttati sulla sabbia, causando l’ira generale per la mancanza di rispetto che ciò rappresentava”. Circa un mese dopo aver lasciato la BRF il caporale Darryl Gardiner, che aveva condotto Philip con sé a Helmand, era rimasto ucciso mentre trasportava alcuni commilitoni feriti verso l’elicottero che avrebbe dovuto trarli in salvo.

 

Philip Coburn - Afghanistan Desert Patrol
Philip Coburn – Afghanistan Desert Patrol

 

Costanza Portnoy – Life force: what love can save

Life force: what love can save’ al Chiostro Basilica di San Domenico. Supera ogni pregiudizio e racconta la forza dell’amore la personale di Constanza Portnoy, che sarà ospitata dal 27 ottobre al 1 dicembre nel Chiostro della Basilica di San Domenico. La fotografa argentina ha scelto di ‘dare luce’ alla straordinaria storia di Jorge, Vero e della piccola Ángeles.

Una famiglia speciale nata dall’amore tra Jorge e Vero che, nonostante le difficoltà legate alle malformazioni dei due, riesce a dare alla luce la piccola Ángeles. L’obiettivo della fotografa si posa proprio sulla vita quotidiana della famiglia, per raccontare il legame d’amore, il sostegno incondizionato, l’accettazione reciproca e la tolleranza. Tutti elementi che hanno permesso a Jorge, Vero e della piccola Ángeles di andare avanti, nonostante la condizione di povertà e il ridotto sostegno economico che ricevono. Una mostra di immagini forti ed emozionali che dimostra come grazie al loro amore Jorge, Vero e la piccola Ángeles siano capaci di vivere pienamente e non semplicemente di sopravvivere. Il progetto fotografico di Constanza Portnoy cerca di rompere con i preconcetti e gli sguardi di disapprovazione di molti ambienti della società definiti “normali”, cercando di “illuminare” la semplicità e l’autenticità dei rapporti umani.

 

Costanza Portnoy - Life Force What Love can Save
Costanza Portnoy – Life Force What Love can Save

Costanza Portnoy - Life Force What Love can Save
Costanza Portnoy – Life Force What Love can Save

Costanza Portnoy - Life Force What Love can Save
Costanza Portnoy – Life Force What Love can Save

 

Alain Schroeder – Grandma Divers

Celebra la prodezza delle “donne del mare” dai capelli argentati il reportage del fotogiornalista belga Alain Schroeder, in mostra fino al 1 dicembre nell’Area Verde Camollia 85 a Siena.

Nella sua ‘Grandma Divers‘ racconta l’affascinante e poco conosciuta storia della comunità di pescatrici coreane, definite anche come le ultime sirene, dedite già dal 434 D.C. alla tradizionale attività dell’immersione subacquea in apnea in cerca di alghe, frutti di mare di vario genere e di polpi.

Le Haenyeo (letteralmente “donne di mare”) rappresentano l’esempio positivo di pesca sostenibile grazie all’estrema conoscenza della vita marina che si tramanda attraverso questo mestiere che recentemente è diventato patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. La pratica di pesca sostenibile si fonda sul rispetto dell’oceano e sul desiderio di condividere armoniosamente con la ricca fauna e l’intensa attività marina. Così attraverso gli scatti di Alain Schroeder conosciamo le immersioni senza bombole di ossigeno e attrezzature tecnologicamente avanzate che hanno permesso alle Haenyeo di sviluppare metodi per “navigare” nelle profonde acque del mare, partendo da una tecnica di respirazione che permette loro di trattenere il respiro sott’acqua fino a due minuti.

Fisicamente impegnative e pericolose, le immersioni in apnea non sono per i deboli di cuore. I pericoli comprendono anche le avversità delle estreme condizioni meteorologiche in cui possono imbattesti quando si immergono per raccogliere alghe, frutti di mare, crostacei e molto altro ancora. Schroeder le ha volute fotografare con le loro tute di gomma sottile e con i loro vecchi occhiali, con la consapevolezza che le Haenyeo rischiano di diventare una professione del passato perché si tratta di una tradizione che sta lentamente svanendo. Un mestiere che, come racconta il fotografo, promuove uno stile di vita ecologico e sostenibile e che grazie agli sforzi delle comunità locali e del governo, sta portando un rinnovato interesse anche nei giovani, delusi dalla vita urbana e desiderosi di ritornare alle loro radici.

 

Alain Schroeder - Grandma Divers
Alain Schroeder – Grandma Divers

Alain Schroeder - Grandma Divers
Alain Schroeder – Grandma Divers

 

Mary F. Calvert – Prisoners of War: Male on Male Sexual Assault in America’s Military

Il Chiostro Basilica di San Domenico accoglie, fino a domenica 1 dicembre, la mostra ‘Prisoners of War: Male on Male Sexual Assault in America’s Military’ di Mary F. Calvert che negli ultimi quattro anni ha concentrato la sua attenzione giornalistica sugli abusi e sulle violenze sessuali perpetrate all’interno dell’esercito americano.

Donne e uomini arruolati nelle forze armate statunitensi sono violentati e aggrediti sessualmente dai loro colleghi in un numero record. Le immagini in mostra raccontano la storia di alcuni coraggiosi soldati che hanno scelto di denunciare gli abusi subiti, nonostante le enormi pressioni affinché mantengano il silenzio. Si stima che delle 20.000 aggressioni sessuali avvenute nel 2016, solo circa 6.200 vittime donne abbiano riferito in merito alle violenze subite.

Solo in un caso su dieci si è andati al processo e la maggior parte delle vittime sono state costrette a uscire dal servizio. Con un tasso di condanna del 4%, non sorprende che solamente il 17% delle vittime di sesso maschile riferiscano i crimini di aggressione sessuale subiti. La maggior parte delle vittime di sesso maschile impiegano tra i 20 e i 40 anni prima di riconoscere il crimine e parlarne con la famiglia, gli amici o i medici. D

urante le udienze al Senato e alla Camera dei Rappresentanti, l’esercito è costretto a svolgere indagini sulla diffusione di stupri e violenze sessuali al proprio interno, sul perché le vittime vengano ignorate e sul motivo per cui gli abusi vengano considerati una semplice violazione della condotta e non un reato perseguibile penalmente.

Gli effetti del Military Sexual Trauma (MST), espressione utilizzata per indicare lo stupro, l’aggressione e la molestia sessuale in servizio, includono la depressione, l’abuso di sostanze stupefacenti, il ricorso all’alcol, la paranoia e l’isolamento. Le vittime sprofondano per anni nella vergogna e nella paura mentre i danni psicologici silenziosamente consumano la loro vita. Molti di loro finiscono per diventare senzatetto, per uccidersi o comunque per dipendere da alcol e droghe. L’obiettivo di Mary, al fianco delle vittime, testimonia la loro lotta per ottenere giustizia e per scuotere le coscienze al fine di produrre un cambiamento.

 

Mary F. Calvert - Prisoners of War: Male on Male Sexual Assault in America’s Military
Mary F. Calvert – Prisoners of War: Male on Male Sexual Assault in America’s Military

Mary F. Calvert - Prisoners of War: Male on Male Sexual Assault in America’s Military
Mary F. Calvert – Prisoners of War: Male on Male Sexual Assault in America’s Military

 

Filippo Borghi – Karma Blu

Gioca in casa Filippo Borghi che a Palazzo Sergardi Biringucci, espone ‘Karma Blu‘, la mostra dedicata al mondo “Underwater”, che raccoglie alcune delle più belle immagini del fotografo, da anni considerato uno dei massimi interpreti internazionali di questo meraviglioso genere fotografico.

Un omaggio al mare, straordinariamente ricco di vita e di contraddizioni, capace di rivelare magnifiche sorprese agli occhi dell’osservatore. Le foto esposte esaltano la natura e rappresentano un viaggio attraverso le meraviglie degli abissi che, purtroppo, sono sempre più messe a rischio dal difficile e contrastante rapporto con l’uomo. Le foto sono il frutto del costante impegno da parte di Borghi di realizzare un progetto capace di rappresentare un percorso di sensibilizzazione e di corretta informazione sul mondo subacqueo. Una mostra che porta alla luce le meraviglie nascoste dal mare, catturandone la bellezza.

 

Filippo Borghi - Karma blu
Filippo Borghi – Karma blu

Filippo Borghi - Karma blu
Filippo Borghi – Karma blu

 

Spazi Sonori dalla collezione di Antonello Palazzolo

Dal 27 ottobre e fino al 1 dicembre Palazzo Sergardi ospita la preziosa collezione di Antonello Palazzolo, artista poliedrico, pianista, architetto e fotografo, ideatore di “Spazi Sonori” istallazione permanente, laboratorio multimediale e salotto aperto dove suono, immagine e architettura si mescolano naturalmente, contribuendo ad una magica percezione multisensoriale.

La musica eseguita e spiegata dall’artista attraverso le infinite storie che gli antichi strumenti e spartiti della collezione hanno da raccontare, fa da colonna sonora costante. Chopin, musicista per metà polacco come gli attuali proprietari di Palazzo Sergardi, sembra combinarsi naturalmente con le antiche pietre di questi spazi. Gli storici pianoforti della collezione e quello del 1852 conservato al piano nobile del palazzo, tutti costruiti dalla storica prestigiosa firma Pleyel di Parigi notoriamente prediletta da Chopin, danno il tocco finale alla magica combinazione di suono, tempo e spazio.


– via: Art Vibes submission – photo courtesy of: Siena International Photography Awards


Exhibition info: Festival Siena Awards

When: 26 ottobre – 1 dicembre 2019.
Where: Siena, sedi varie.


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