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Io, lei, l’altra. Ritratti e autoritratti fotografici di donne artiste

Io, lei, l’altra. Ritratti e autoritratti fotografici di donne artiste

| On 23, Feb 2022

Un’esplorazione della concezione della donna e del suo ruolo attraverso la fotografia degli ultimi cento anni.

di Redazione Art Vibes


Picture: Lionel Pasquon – Anne Leibowitz, 25 maggio 1993, (1993). Collezione privata


Dal 19 marzo al 26 giugno 2022 il Magazzino delle Idee di Trieste presenta la mostra Io, lei, l’altra – Ritratti e autoritratti fotografici di donne artiste, a cura di Guido Comis in collaborazione con Simona Cossu e Alessandra Paulitti. Un’esposizione che ripercorre, attraverso novanta opere, la fotografia degli ultimi cento anni e permette di valutare la nuova concezione della donna e il suo ruolo attraverso una successione di straordinarie immagini da Wanda Wulz a Cindy Sherman, da Florence Henri a Nan Goldin.

Il ritratto e l’autoritratto fotografico sono una testimonianza straordinaria del difficile processo di affermazione di sé e della conquista di una nuova identità sociale da parte delle artiste donne nel Novecento e nei primi anni del nuovo secolo.

I ritratti e gli autoritratti sono luoghi di confronto, ma anche di conflitto fra espressioni diverse dell’identità. A forme convenzionali di rappresentazione si contrappongono nuovi modi di esprimere la propria personalità; i ruoli consolidati della rappresentazione della donna, le pose ripetitive mutuate dai ritratti tradizionali cedono spazio a modalità di espressione inedite.

Da modella al servizio di un artista la donna si trasforma in figura attiva e creativa. Ai ritratti eseguiti da uomini, come Man Ray, Edward Weston, Henry Cartier-Bresson, Robert Mapplethorpe, solo per citare alcuni dei fotografi presentati in mostra, si accostano ritratti e autoritratti di donne artiste e fotografe, tra cui Wanda Wulz, Inge Morath, Vivian Maier, Nan Goldin, Cindy Sherman, Marina Abramović.

 

Mari Katayama - You’re mine #002, 2014. Stampa cromogenetica (C-print), cornice con conchiglie, perline e Swarovski. © Mari Katayama. Collezione privata, Roma
Mari Katayama – You’re mine #002, 2014. Stampa cromogenetica (C-print), cornice con conchiglie, perline e Swarovski. © Mari Katayama. Collezione privata, Roma

Il rapporto fra soggetto e autore della foto contribuisce alla stratificazione dei significati e arricchisce le possibilità di interpretazione. Se l’intuito ci porta a pensare che le autorappresentazioni offrano un’immagine dell’autore più autentica rispetto ai ritratti eseguiti da altri, le opere raccontano una storia spesso diversa in cui le donne dimostrano di saper imporre la propria personalità a colui che sta dall’altra parte dell’obiettivo; allo stesso tempo i fotografi rivelano una straordinaria capacità nell’interpretare il carattere di chi sta loro di fronte.

Leonor Fini, la marchesa Luisa Casati, Meret Oppenheim si servono dell’obiettivo dei colleghi uomini per esprimere tutto il loro fascino e la loro forza seduttiva. Florence Henri, Francesca Woodman e Nan Goldin al contrario, puntano su di sé l’obiettivo della macchina fotografica per rivelare a loro stesse e a chi le osserva aspetti celati della propria personalità, mettendo in scena, in alcuni casi, le proprie debolezze.

 

Veno Pilon - Leonor Fini, 1935 ca. Stampa alla gelatina ai sali d’argento su carta © Primoz Brecelj, Pilonova Galerija Ajdovscina – Galleria Pillon, Ajdovscina/Aidussina.
Veno Pilon – Leonor Fini, 1935 ca. Stampa alla gelatina ai sali d’argento su carta © Primoz Brecelj, Pilonova Galerija Ajdovscina – Galleria Pillon, Ajdovscina/Aidussina.

La mostra è suddivisa in sezioni, ognuna delle quali rende conto di una diversa forma di rappresentazione dei ruoli che le donne interpretano nelle fotografie. La sezione “Artiste e modelle” è dedicata alle donne che sono state creatrici e allo stesso tempo hanno prestato i loro volti e i loro corpi per opere altrui, come è il caso di Meret Oppenheim, Tina Modotti, Dora Maar.

La sezione intitolata “Il corpo in frammenti” raccoglie gli autoritratti che restituiscono immagini di corpi parziali, riflessi in specchi fratturati, con l’epidermide percorsa da linee che ne interrompono l’integrità, come se in ciò si rispecchiasse la difficoltà di rappresentarsi.

I ritratti degli anni Settanta che hanno per protagoniste Valie Export, Jo Spence e Renate Bertlmann mimano ironicamente l’immagine tradizionale della donna come madre, donna di casa o oggetto sessuale. “Una, nessuna e centomila” raccoglie gli autoritratti delle artiste che, da Claude Cahun a Cindy Sherman, hanno utilizzato il proprio corpo per interpretare attraverso mascheramenti identità o stereotipi diversi.

Un’altra sezione affronta il tema degli stereotipi nella rappresentazione dalle identità culturali e sessuali, un’altra ancora a quelli nella definizione dei canoni di bellezza mentre alcune fotografie sono dedicate ad artiste accanto a proprie creazioni come nel caso del celeberrimo ritratto di Louise Bourgeois eseguito da Robert Mapplethorpe.

 

Gillian Wearing - Me as Eva Hesse 2019, Inghilterra ©Gillian Wearing. Collezione Ettore Molinario
Gillian Wearing – Me as Eva Hesse 2019, Inghilterra ©Gillian Wearing. Collezione Ettore Molinario

Exhibition info: Io, lei, l’altra. Ritratti e autoritratti fotografici di donne artiste, a cura di Guido Comis in collaborazione con Simona Cossu e Alessandra Paulitti

When: 19 marzo – 26 giugno 2022
Where: Magazzino delle Idee, Corso Cavour, 2 | Trieste.


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