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La dittatura dello schermo

La dittatura dello schermo

| On 02, Mar 2018

Gli schermi sono ormai parte integrante della nostra vita o forse noi siamo parte integrante della loro.

di Annalisa Grassano


Picture: iLove – Illustrazione di ©Annalisa Grassano


Guardatevi intorno, sono dappertutto, schermi ovunque: lo schermo di una tv, lo schermo di un pc, lo schermo di un tablet o più semplicemente quello di uno smartphone (guai a chiamarlo telefonino si rischia il linciaggio, termine cha fa troppo primi anni ’90).

Gli schermi sono ormai parte integrante della nostra vita o forse noi siamo parte integrante della loro, comunque sia ci parlano, ci guidano, ci consolano, ci aggiornano, ci informano,ci connettono, insomma non possiamo più farne a meno, sono i nostri fidati compagni di vita.
Fidati perché tutto quello che passa attraverso uno schermo sembra essere contraddistinto da una sorta di veridicità intrinseca, da un’autorevolezza assoluta .

PierPaolo Pasolini, affermava che “Le parole che cadono dal video cadono sempre dall’alto”, ed aveva ragione, poiché aveva compreso e profetizzato un’inevitabile dittatura mediatica, ormai evidente nei nostri giorni .

Una nuova dittatura che alleva alla connessione costante, una dittatura che oggi come ieri si maschera da democrazia, ma che in realtà in maniera infima e meschina impone i propri valori in modo pervasivo e omologante.

Pensiamo alla grande piazza Facebook, un chiacchiericcio continuo e asfissiante dove ognuno può esprimere la propria opinione, e in fondo a vederla così che c’è di più democratico,no? Oppure Instagram, un enorme album di ricordi altrui, ma senza ricordi, perché le foto non servono più a imprimere nella memoria, servono solo a mostrare ad altri (perlopiù sconosciuti) le fiabe che ci piace raccontarci.

Al dubbio amletico e lacerante ”Essere o non essere” rispondiamo in modo chiaro e deciso: Apparire. Quasi una parola d’ordine, un grido di battaglia, non importa chi tu sia, ciò che conta veramente è ciò che sembri.

Sì perché in questo spettacolo quotidiano puoi essere chi vuoi, scegli la tua parte e comincia a recitare il tuo copione, dimentica il reale, dimentica te stesso perché non ha più alcuna importanza; smettila di pensare, il pensiero non conta, sei uno attore e sei anche uno spettatore e allora resta in silenzio e goditi lo show.

Ahhh…che spettacolo signori, che spettacolo.
Immagini, immagini, immagini, parole, aforismi, tanti aforismi (i famigerati aforismi di chi non ha mai letto un libro, ma non importa basta citare frasi a caso) e poi la folla dei teatranti senza teatro, che spettacolo signori…anche se… va già avanti da un po’… mmm scusa ma a che ora finisce?
– Ah ma non lo sai? è questo il bello non finisce mai, the show must go on, non si ferma mai.-
-M-A-I?-
-Mai, siamo spettatori perpetui, guai a distrarsi ci si ritrova come niente con due pinze a tener spalancati gli occhi stile Alex DeLarge in Arancia Meccanica, però senza la nona Sinfonia di Beethoven in sottofondo, al massimo il tormentone del momento (tortura su tortura).-
-Ma..?-
– Shhh, silenzio, guarda le immagini, ascolta il chiacchiericcio, non distrarti, applaudi con entusiasmo, frantuma il pensiero critico, mettiti in posa, marcia, un due ; un due; un due;
un, due; sorridi, avanti click! –

Ah signori questa sì che è democrazia, questa sì che è libertà.

E con tutta questa libertà, non vorrete anche la libertà di pensare?


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