International Garden Festival - "Borders", Grand-Métis, Canada
Redazione Art-Vibes | On 23, Lug 2025
Giardini come installazioni riflettono sul concetto di “Confine” e sollevano questioni legate alla geografia e alla geopolitica.
di Redazione Art Vibes
Picture: Simon Barrette, “You Shall (Not) Pass”, 2025. Photo credit: Martin Bond.
La 26a edizione del Festival Internazionale dei Giardini, intitolata Borders, è ora aperta al pubblico.
Ève De Garie-Lamanque, Direttrice Artistica, ha invitato i designer a ripensare la nozione di confine nell’attuale contesto postcoloniale e a trasporre queste riflessioni in un ambiente giardino che confonde le discipline, rinegozia le idee preconcette su giardino/paesaggio e dialoga attivamente con i visitatori.
Dei 180 progetti (27 paesi) presentati al bando internazionale, ne sono stati selezionati 4: BACK / GROUND (Patrick Bérubé | Quebec, Canada); Peek-a-Boo (Hermine Demaël, Stephen Zimmerer | Quebec, Canada + Stati Uniti); Scars of Conflict (Michael Hyttel Thorø | Danimarca); e You Shall (Not) Pass (Simon Barrette | Quebec, Canada).
L’edizione di quest’anno, che si terrà fino al 5 ottobre, presenta 28 giardini contemporanei.
Frontières – Festival international de jardins. video courtesy of: Jardins de Métis
Tema | Confini (Borders)
Le nozioni di confine e di frontiera, che si sovrappongono ma non sono equivalenti, sollevano inevitabilmente questioni legate alla geografia e alla geopolitica.
In senso stretto, designano marcatori o linee che circoscrivono un territorio; delineano un’area e la distinguono da un’altra.
In quanto tali, occupano un posto importante nella comprensione moderna e occidentale del mondo: i confini moderni – noti come westfaliani, poiché furono negoziati durante le conferenze interstatali secondo il modello che portò alla Pace di Westfalia (1648) – mappano spazi e stati nazionali, li articolano e li mettono in relazione tra loro.
Vestigia tangibili di imprese imperiali o movimenti nazionali, si basano su ideologie identitarie di inclusione ed esclusione.

Patrick Bérubé, BACK / GROUND, 2025. Photo credit: Martin Bond
Non-luogo, o spazio liminale per eccellenza, il confine può essere inteso come un oggetto spaziale in mutamento. Esso suddivide un tutto – o, meglio, determina un “segmento di realtà”, conferendogli un valore intrinseco.
Tangibili, sebbene non necessariamente visibili o incarnati, i confini segnano forme distinte di stato, natura e materialità.
Interrompono la continuità. “Separano” il digitale dall’analogico, l’interno dall’esterno, il giardino dalla distesa, il paesaggio dalla geografia. Alcuni sono fissi, rigidi o relativamente ermetici; altri possono essere porosi, ambigui o molteplici. Costantemente rinegoziati, i confini fungono anche da punti di transizione, luoghi di incontro e scambio.
Identità visiva | Borders
L’identità visiva per la 26a edizione dell’International Garden Festival è stata progettata da bureau60a, uno studio di design indipendente.
Il tema di quest’anno,”Borders“, si è rivelato particolarmente ricco per Simon Guibord (Gatineau) e Rachel Monnier (Percé). Da un lato, si sono ispirati alle scienze cartografiche, in particolare al linguaggio grafico dei cartografi (linee, punti, macchie, simboli).
Dall’altro, hanno adottato un approccio biocentrico: cosa significano un confine – o confini – nel contesto di un giardino? In che modo i fattori umani, climatici o geografici influenzano la migrazione delle piante? Significativa, poetica e dallo spirito attivista, la proposta grafica di bureau60a cattura splendidamente il concetto di confine così come abbiamo scelto di interpretarlo: come un’entità costantemente rinegoziata, un costrutto sociale e uno spazio di dialogo.

Patrick Bérubé, BACK / GROUND, 2025. Photo credit: Martin Bond

Hermine Demaël + Stephen Zimmerer, Peek-a-Boo, 2025. Photo credit: Martin Bond

Michael Hyttel Thorø, Scars of Conflict, 2025. Photo credit: Martin Bond
– website internationalgardenfestival.com
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